“io chiudo i miei occhi per poter vedere“
– Paul Gauguin
Chiudete gli occhi. Immaginate di essere rinchiusi in una stanza buia senza finestre o spiragli. Immaginate il nero come unico colore e il vostro fiato come unico calore. Immaginate di rimanerci per giorni e giorni. Immaginate di perdere la cognizione del tempo e dello spazio, dell’assaporare veloce l’attesa e il precoce. Immaginate a ogni battito di ciglia di dimenticare un nome, un volto, un odore. Immaginate a ogni respiro di disimparare a camminare, a mangiare, a parlare. Angoscia?
Immaginate di sentire un rumore improvviso provenire da fuori. Immaginate adesso di trovare uno spiraglio di luce: la serratura di una porta. Immaginate di provare ad aprirla e trovarla chiusa. Immaginate che alla maniglia sia appeso un cartello con scritto se vuoi vivere non aprirmi. Immaginate quindi di rinunciare subito all’impresa.
Immaginate allora di inginocchiarvi per guardare attraverso il buco destinato alla chiave. Immaginate di tornare, piano piano, a ricordare com’è fatto il mondo. Immaginate per prima cosa la causa del forte rumore. Immaginate che sia stato un oggetto andato in frantumi, un vaso, un tavolo, qualsiasi cosa. Immaginatelo lì, davanti a voi. Immaginate anche che accanto ci sia un albero. Immaginate la primavera come un fiume in piena che si riversa sull’albero ma non vi sfiora nemmeno. Immaginate le foglie ridenti e i colori sgargianti dei fiori che non potete cogliere. Immaginate di sentirne il profumo attraverso la porta. Immaginate che qualcuno che amate sia seduto vicino ai cocci rotti di quel qualcosa che per primo ha attirato la vostra attenzione. Immaginate che quei rami ospitino un pettirosso. Immaginate di poggiare l’orecchio alla porta e di udirne il canto. Immaginate che un sussurro del vento penetri il vostro orecchio. Immaginate un brivido scavalcare una vertebra dopo l’altra la vostra spina dorsale. Nostalgia?
Immaginate di ricordare quante volte vi siete fermati ad ascoltare le preghiere d’un pettirosso. Immaginate di ricordare se mai l’avete fatto. Immaginate di pensare a quante carezze del vento avete ignorato. Immaginate quante altre carezze avete schivato per rincorrere mode passeggere. Immaginate quante sfumature avreste potuto cogliere con i vostri occhi, sfumature non accessibili alla fotocamera di uno smartphone. Immaginate quanto sarebbe bello sedersi sotto l’albero in compagnia di chi amate. Immaginate quante cose avete mandato in frantumi troppo presi da voi stessi. Immaginate l’importanza di non avere un filtro tra voi e il mondo. Pentiti?
Immaginate, a questo punto, di vedere il vostro albero svanire. Immaginate l’oggetto infrangersi ancora fino a diventare infinitesimale. Immaginate il verso dell’uccellino sempre più lontano, come un’eco. Immaginate il dissolversi confuso del vento. Immaginate di uscire di lì e trovare un mondo nuovo, immaginate il senso di disorientamento. Immaginate di dovervi reinventare un lavoro, una terra da calpestare, un sogno, un amore. Immaginate di non avere mai più indietro tutto ciò di cui prima presuntuosamente vi eravate appropriati. Vi sentite impotenti?
Immaginate allora di prendere in mano la situazione! Immaginate subito di strizzare le palpebre per abituarvi al buio. Immaginate di rialzarvi in fretta per cercare qualcosa intorno a voi, qualunque cosa. Immaginate, compiuto un passo, di sentire un tintinnio accanto al vostro piede. Immaginate di chinarvi e a tastoni capire di che si tratta. Immaginate di afferrare quell’oggetto e di esplorarlo in ogni sua scanalatura. Immaginate di aver capito di avere in mano una chiave. Immaginatevi entusiasti a tentare di infilarla nella porta senza pensarci due volte. Immaginate di sentire ogni ingranaggio della serratura sincronizzarsi con i vostri battiti. Immaginate finalmente di aprire la porta.
Riaprite gli occhi. Adesso non immaginate più, guardatevi intorno. Non immaginate più e cercate la chiave. Cercatela in una stanza, al buio, dentro di voi, accanto a voi, in un vaso rotto, appesa a un albero o sotto il cuscino. La riconoscerete, ha incisa una scritta: libertà.
La fantasia poetica anela alla vera libertà.
L’aprirsi di mondi sconfinati è la vera cifra della giovinezza.
Brava Mariarita
Brava alla giovane scrittrice /giornalista ,ho immaginato tutto ….che bella la libertà
Bello bello bello.!Una penna sempre più promettente
Ritmo molto incalzante, esprime al meglio il senso di introspezione e di scoperta verso un mondo che andrà necessariamente visto con occhi diversi. L’ho adorato.
Un affascinante viaggio che attraverso una guidata e suggestiva analisi interiore, spalanca la porta verso un orizzonte che deve necessariamente avere una luce nuova e radiosa…….complimenti!!!
Davvero molto profonda la tua riflessione, immensamente poetica,ma al contempo molto veritiera.
Immaginato tutto quello che avrei dovuto…e ho trovato. Bellissima scrittura, capacità emozionale potentissima. Impatto immediato. Orgogliosa di questa giovane “mia” creatura.