Ci ha colto alla sprovvista, ci ha trovati impreparati. Qualcuno lo aveva detto, qualcuno lo aveva sentito nell’aria. Nessuno poteva immaginarlo. All’inizio sembrava soltanto un momento di sospensione, per alcuni persino una vacanza, un respiro profondo tra una bracciata e l’altra e poi di nuovo pronti a immergerci in apnea. Ne siamo rimasti infastiditi o disorientati, e c’è chi non ha ancora realizzato.

Un giorno il mondo si ferma e tu stai lì come un bambino. Continui a girare. Tutti giù per terra ti dicono, ma tu ancora giri. Tutti giù per terra e tu sempre più veloce. Continui a girare e adesso non puoi più fermarti. Il tuo corpo non ha ancora capito come finisce la filastrocca. Qualcuno di noi è anche caduto. Qualcuno non si alzerà più.

Ci hanno detto «Férmati!», che il sistema è crollato. «Férmati!», che il pensiero ha bisogno di tempo. E noi lo abbiamo fatto: ci siamo fermàti a osservare le rovine e a immaginare architetture. Presto bisognerà ricostruire.


Fermati. Per una sintomatologia dell’immaginario è un progetto editoriale transmediale che nasce in risposta al distanziamento fisico che ci ha colpito insieme al covid-19. Il titolo rispecchia sia la condizione in cui la pubblicazione è nata (“Fermàti”), sia un’esortazione per il mondo che verrà (“Fèrmati”).

L’idea è nata durante il lockdown che ha provocato lo stop di tutte le attività che stava seguendo il “Laboratorio avanzato di giornalismo culturale e narrazione transmediale”, condotto da Altre Velocità nell’ambito del progetto “Così sarà! La città che vogliamo”. Tutti i lunedì ci trovavamo in via Polese 40 a Bologna per sperimentare nuove forme del giornalismo, del racconto e della critica; poi all’improvviso siamo rimasti privi sia della possibilità di incontrarci di persona, sia della “materia prima” da osservare (spettacoli teatrali, eventi culturali, laboratori nelle scuole, eccetera) per esercitare lo sguardo e il racconto. Ma abbiamo comunque mantenuto acceso il desiderio di proseguire il dialogo all’interno della redazione temporanea nata per il laboratorio e di continuare a immaginare la città ideale, secondo gli intenti iniziali del nostro lavoro.

Ma che fare quando i teatri diventano soltanto edifici vuoti? Che fare quando l’offerta culturale si trasforma nel surrogato di un evento social o di una serie Netflix? Quando viene meno l’elemento essenziale delle arti dal vivo, ovvero l’incontro? Questi gli interrogativi attorno ai quali i partecipanti del laboratorio hanno cercato stimoli per calarsi nel profondo di un vuoto che avvolge tutti. Abbiamo deciso di abitare l’assenza, lasciando libero il pensiero di viaggiare, per riconquistare il senso della nostra condizione d’isolamento e per tentare di ridare un nuovo significato al futuro.

Attraverso racconti, riflessioni e suggestioni, abbiamo provato a rimettere insieme qualche tassello del nostro presente, consapevoli che in un tempo segnato da rapidi cambiamenti ogni pensiero è già obsoleto non appena formulato. Eppure da questo esercizio una cosa ci si è rivelata: è da una pagina bianca – quella lasciataci dalla pandemia – che si può ripartire. Per riempirla di nuovi immaginari possibili.


Indice

Il nuovo DPCM (Decreto Possibile Con Moderazione)
di Roberta Rimondi

Stanza #1. Uno, due, tre: body ballet
di Marta Renda

O come? O come? Paesaggi di un tempo sospeso
di Francesca Lombardi

n-VAN19
di Giulia Cesolari

So what are your plans?
di Guendalina Piselli

Stanza #2. Pollinosi
di Emma Pelizza

Nell’orecchio dell’isola
di Sara Avagliano

In tre istanti effusi
di Davide Uccellari

Stanza #3. Intra Moenia
di Mariarita Faruolo

Pirandello online
di Giulia Mento

Stanza #4. Risvegliarsi con lentezza
di Ivana Damiano

E come potevamo noi cantare
di Martina Ucci

Piccolo dizionario di ineguaglianza emozionale
di Giulia Penta

La mia (di)stanza
di Giulia Damiano

Stanza #5. Moka e tailleur
di Mattia Macchiavelli

La mia nausea è un privilegio
di Valeria Venturelli

Pensiero dal balcone
di Giulia Mento

ISTRUZIONI PER DIS-ABITARSI
di Giulia Cesolari e Giulia Penta


Credits

Disegni e animazione in homepage: Ardore di Elisa Mossa

Fermati è un progetto editoriale a cura del “Laboratorio avanzato di giornalismo culturale e narrazione transmediale” a cura di Altre Velocità, parte di Così sarà! La città che vogliamo, promosso dal Comune di Bologna, realizzato da Emilia Romagna Teatro Fondazione, finanziato dall’Unione Europea – Fondo Sociale Europeo, nell’ambito del Programma Operativo Nazionale Città Metropolitane 2014-2020.


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