Non erano nemmeno le 8 del mattino, eppure la professoressa Novelli era già in macchina, sulla strada per l’università. Non avrebbe mai perso la sua lezione. Pirandello, da quanti mesi la stava preparando.
Alle 9 in punto la prof. Novelli varcò la soglia dell’aula. Non era quella piccola e puzzolente che la prof. Novelli ricordava: i passi rimbombavano sul pavimento e l’odore di ammoniaca era insopportabile. Cercò di non farci caso, la prof. Novelli: le 9.15 erano vicine, non si dicesse in giro che la prof. Novelli iniziasse in ritardo. Aveva infatti già acceso il computer e avviato la connessione, così, allo scoccare delle 9.15, la prof. Novelli cominciò puntuale la sua lezione. Schermo grigio. Nessun volto. Solo le iniziali degli studenti in linea.
Il programma andava seguito, ma non poteva essere naturale la prof. Novelli. Senza muoversi com’era solita fare, cominciò a infervorarsi agitando le braccia, lei, nota per la sua compostezza. L’affanno le saliva alla gola, ma aspettò comunque le 10 per fare pausa, invitando gli studenti a scrivere le domande in chat.
Chiuse tutto e corse ad aprire la finestra. Respirò profondamente e guardò le sedie vuote. Le si gelò il sangue. E se fossero state loro le uniche spettatrici della sua introduzione su Pirandello?
Sentì di aver bisogno di qualcosa di dolce. Tornò decisa alla scrivania, così prese dalla borsa una scatola di amaretti, unico peccato di gola della sua amata Sicilia. Ne prese due e li ingurgitò quasi interi. Tanti erano i pensieri della prof. Novelli che ne prese altri due, poi altri due ancora, leccandosi le dita per raccogliere le briciole rimaste nella scatola ormai vuota. In meno di un minuto aveva finito quella che era la sua razione settimanale.
Stordita e in colpa per il suo gesto, la prof. Novelli si affrettò a pulire dalla scrivania ciò che rimaneva del suo misfatto con una salvietta. In quel gesto d’ingordigia rivide in sé il dottor Lamis, protagonista di Eresia catara, una delle novelle di Pirandello che più aveva colpito la prof. Novelli. Lo vide vicino a lei, su quella scrivania, solo, con la sua cultura e i suoi dolcetti.
Sconsolata la Prof. Novelli aprì la chat, convinta di trovarla vuota proprio come quell’aula. Invece numerosi studenti le avevano scritto, creando confronti che mai erano venuti fuori in presenza. Molti dei loro nomi ora avevano la foto, così la prof. Novelli cominciò a collegare i vari volti. Come Eleonora. Che domande aveva scritto!, eppure era convinta fosse la meno interessata alle sue lezioni. La sua sedia era vicino alla porta. Notò che era talmente storta che nessuno avrebbe resistito più di cinque minuti. Quanti altri giudizi superficiali aveva dato?
«Cari ragazzi, prima di riprendere la lezione vorrei ringraziarvi. Grazie a Marco, Eleonora, Davide, per le belle domande che mi avete scritto. Io sono Daniela Novelli, in tante lezioni non ci siamo mai presentati. Devo chiedervi scusa, perché dopo dieci anni di insegnamento, solo ora in quest’aula vuota, mi sono resa conto di quanto sia importante conoscere chi siamo e chi si ha davanti. Avevo un programma da seguire, ma ho deciso di raccontarvi una storia, che non finirà oggi. Chi vorrà quindi potrà collegarsi oggi pomeriggio alle 17. Passeremo un bel pomeriggio insieme, da casa mia, fra chiacchiere e buone letture».
Cosi Daniela Novelli parlò di Pirandello come non aveva mai fatto, partendo proprio dalle vicende del dottor Lamis, il cui fantasma viveva da sempre in lei. Ma invece di nasconderlo lei lo prese a braccetto, e con la sua energia lo fece rivivere, restituendogli il valore, l’attenzione, che nella sua novella gli era venuta a mancare. Tanta fu la cura e l’amore con cui ne parlò che tutti gli studenti ne rimasero incantati, e non poterono che accogliere con gioia l’iniziativa della loro professoressa, impazienti di ascoltare e condividere altre storie, insieme.
L’orario della lezione terminò e Daniela, spoglia dal suo guscio, lasciò quell’aula vuota, meno sola che mai.
Lascia impazienti di ascoltare e condividere altre storie della prof. ssa Novelli anche a chi legge.
Progetto interessante per coinvolgimento ma anche “leggerezza” nei testi che si lasciano leggere con piacere . In questo momento “diverso” più che mai necessaria.
Davvero interessante e molto attuale…un racconto breve in tempi di dad , che spinge a mettersi in gioco , così come accade alla protagonista, e a riscoprirsi persone prima che docenti, reinventando ogni giorno il dialogo magico con noi stessi e con i nostri alunni!
Mi è piaciuto tanto il racconto di Giulia fa riflettere tanto soprattutto in questo momento dove tutti siamo collegati al web chi per lavoro chi per studio ma quello che manca è l’interazione e personalmente vengono anche a me gli attacchi di tristezza….ma la protagonista ha un riscontro perciò mai dire mai
Brava Giulia. Mi è piaciuto molto. I racconti cosi brevi sono molto difficili da costruirli perché non possiedono l’ampio respiro del romanzo né quello affannoso del racconto… Si costruiscono in apnea. Un abbraccio. Ciao Piero
Scrittura fluida che tiene gli occhi incollati allo schermo.
Non ho mai amato la letteratura italiana ma leggendo questo brano mi è tornata voglia di rileggere Pirandello . Grazie
Brava Giulia, sei riuscita in un breve racconto a proporre spunti di riflessione su come cambiare la routine quotidiana può far scaturire opportunità di vedere con occhi nuovi la realtà e a cambiarci (si spera in meglio). La professoressa Novelli che a fine racconto diventa solo più “Daniela“ mi fa pensare che qualche volta dobbiamo cambiare lo sguardo o forse solo essere più attenti per essere davvero noi stessi. Complimenti!